Anche il risparmio divide l’Italia, tra Nord e Sud c’è un abisso
- 24/05/2024
- Popolazione
“Avéi a péixe a-a stàcca”. No, non siete capitati per errore su un sito straniero, è così che i genovesi indicano una persona tirchia, che infila la mano in tasca malvolentieri come se, invece dei soldi, ci fosse della pece. E se vi state chiedendo dove si risparmia di più in Italia, la risposta è Genova, ma a patto che se si considerino solo le grandi città metropolitane.
Se invece si considerano anche le città capoluogo di province più piccole, invece, Genova si piazza solo in undicesima posizione. Insomma, l’opinione popolare è ben riposta, a metà.
L’indagine dello Studio Tagliacarne che quantifica la propensione al risparmio delle famiglie a livello provinciale relativa al 2022 riporta che è Biella la provincia dove si risparmia di più, mentre il primato regionale spetta al Piemonte. La Liguria è al quarto posto.
Italia spaccata in due
Dai dati relativi alle province emerge che sono i biellesi il popolo più risparmiatore d’Italia, con una propensione al risparmio del 15,4% del proprio reddito disponibile nel 2022. Seguono le province di Vercelli (13,8%) e Asti (13,1%).
Bisogna sottolineare che propensione al risparmio e reddito vanno di pari passo: per chi arriva a stento a fine mese diventa impossibile mettere qualcosa da parte. Nel determinare le scelte di risparmio background culturale e situazione economica si intersecano fino a dare l’esito definitivo.
Non sorprende quindi che al Nord ovest la popolazione mostri una maggiore capacità di risparmio (10,8%), contro una media nazionale dell’8,4%, con picchi dell’11,1% in Piemonte, seguito a stretto giro dalla Lombardia (10,8%) e dall’Emilia Romagna (10,1%). Nel 2019 l’ultimo gradino del podio apparteneva alla Liguria, che è scivolata al quarto posto con una propensione anch’essa pari al 10,1% ma più bassa in termini assoluti.
Anche l’indagine del Centro Studi Tagliacarne disegna un’Italia spaccata in due.
Si passa dall’11,1% del Piemonte al 5,3% della Sicilia, per poco ultima in classifica dietro alla Sardegna (5,4%). Nelle Isole al Sud gli italiani fanno molta fatica ad accantonare qualcosa per il futuro, principalmente a causa delle minori entrate.
Nelle province di Ragusa, Crotone e Siracusa le famiglie riescono a mettere da parte solo il 4,6% del loro reddito. In molti casi, una spesa imprevista sarebbe ingestibile.
Nelle prime 20 posizioni della classifica provinciale ben 19 sono del Nord. Mentre sul fronte opposto di questa speciale classifica le province del Sud occupano 18 delle 20 posizioni più basse.
C’è però una nota positiva: 16 province del Sud hanno registrato un miglioramento nel ranking per propensione al risparmio rispetto al 2019. Tra i casi eccellenti spiccano le province di Bari e Matera, entrambe con un recupero di sette posizioni. Segno che qualcosa sta cambiando? Ancora presto per dirlo, anche se l’imprenditore e autore Alessandro Brunello è convinto che il futuro del Paese risieda nel Mezzogiorno (tanto che da milanese doc si è trasferito a Taranto).
Tra le regioni, Sicilia e Sardegna sono distaccate di circa un quasi punto percentuale dalla Calabria che registra una propensione al risparmio pari al 6,2% del reddito, il dato peggiore dopo quello delle due isole. A seguire troviamo la Puglia con il 6,5%.
Tirando le somme, partendo da una media nazionale dell’8,4%, la propensione media al risparmio varia molto in lungo e in largo per la penisola:
- Nord-Ovest: 10,8% del reddito;
- Nord-Est: 8,7%;
- Centro: 7,4%;
- Sud: 6,9%;
- Isole: 5,3%
“Tante realtà del Mezzogiorno si trovano nelle posizioni di fondo, ma occorre considerare che il reddito familiare al Sud è di circa il 32% inferiore a quello del Centro-Nord, il che si traduce anche in una necessaria maggiore propensione al consumo, in particolare di beni primari”, osserva Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne.
“Basti pensare – aggiunge – che dal 2014 al 2022 l’incidenza della spesa media mensile per prodotti alimentari nel Sud è passata dal 21,7 al 23,5% sul totale degli acquisti. E questo anche in virtù di una brusca accelerazione dei prezzi di questi beni che, dopo la pandemia, sono cresciuti in misura maggiore nel Mezzogiorno rispetto al complesso del Paese”. Il tutto in un contesto nazionale in cui l’inflazione è cresciuta a un ritmo decisamente più elevata degli stipendi, erodendo il potere d’acquisto (e di risparmio) delle famiglie italiane.
Si risparmia di più nelle piccole province
Il caro-vita è forse alla base di un trend evidenziato dalla ricerca: la propensione al risparmio è maggiore nelle province minori. La top ten è occupata, nell’ordine, da Biella, Vercelli (prime anche nell’analisi 2019), Asti, Modena, Varese, Alessandria, Pavia, Novara, Piacenza, Cremona, province che nella maggioranza dei casi non superano i 400.000 abitanti.
Un altro trend molto particolare emerso dall’indagine del Centro Studi Tagliacarne è che il risparmio aumenta nelle province con una rilevante presenza di nuclei familiari stranieri. Nelle 48 province che hanno una incidenza di famiglie composte unicamente da stranieri superiore a quella media nazionale, la propensione al risparmio si attesta al 9,1% contro il 7,5% del complesso delle altre province.
Per trovare la prima Città metropolitana per propensione a risparmiare, bisogna scendere fino all’undicesimo posto occupato da Genova, che precede la città metropolitana di Milano, in dodicesima posizione. Nonostante il recupero di quattro posizione rispetto all’analisi 2019, nel 2022 la Capitale si colloca in 60esima posizione per propensione al risparmio.
Gaetano Fusto Esposito spiega: “Se in valore assoluto le due ‘Capitali’ del Paese, Milano e Roma, concentrano il 18,4% del risparmio del Paese, molto diversa è la situazione rapportata al reddito delle famiglie che, invece, premia la provincia italiana. A testimonianza di un ruolo ancora forte di queste realtà più piccole di poter alimentare anche il processo di investimenti delle imprese familiari locali”.
I single risparmiano di più
C’è ancora un altro spunto interessante in chiave demografica. L’indagine del Centro Studi Tagliacarne dimostra che la propensione al risparmio è più alta nei single. Questo, nonostante altri studi dimostrino che le spese “obbligate” per chi non vive in coppia siano mediamente molto più alte degli altri nuclei che possono dividere il costo di bollette e simili.
Come si conciliano le due cose?
Innanzitutto, considerando che chi è single non necessariamente vive da solo (in città come Milano, Roma e Bologna sarebbe praticamente impossibile) e poi, ovviamente, considerando quanto sia costoso mantenere una famiglia.
Non a caso, le tre province salite sul podio per propensione al risparmio hanno tutte una quota di famiglie di single superiore alla media nazionale. Nelle 45 province nelle quali la quota di famiglie monocomponente supera la media nazionale la propensione al risparmio è del 9,1%, contro l’8,1% del dato nazionale.
Non si può certo affermare che gli italiani vivano un momento di grande splendore economico. Basti pensare che, un italiano su tre spenderà tra 500 e 1.000 euro per godersi le tante attese vacanze estive. Qualcuno si concederà pure qualcosa che non può permettersi, perché se non si può diventare ricchi per sempre, si può almeno fingere per qualche giorno.